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期刊名称:CRITICA LETTERARIA

ISSN:0390-0142
出版频率:Quarterly
出版社:PAOLO LOFFREDO INIZIATIVE EDITORIALI SRL, VIA UGO PALMERO 6, NAPOLI, ITALY, PALMERO, 6-80128
  出版社网址:http://www.loffredo.it/ecomm/
期刊网址:http://spazioinwind.libero.it/letteraturait/antologia/stilnovo.htm
主题范畴:LITERATURE, ROMANCE

期刊简介(About the journal)    投稿须知(Instructions to Authors)    编辑部信息(Editorial Board)   



About the journal

Fu l'uso della rima, secondo che in una latina epistola scrive il Petrarca, anche appresso gli antichi romani assai celebrato : il quale, per molto tempo intermesso, cominci?poi nella Sicilia non molti secoli avanti a rifiorire, e, quindi per la Francia sparto, finalmente in Italia, quasi in un suo ostello, ?pervenuto.
Il primo adunque, che dei nostri a ritrarre la vaga immagine del novello stile pose la mano, fu l'aretino Guittone, ed in medesima et?il famoso bolognese Guido Guinizelli, l'uno e l'altro di filosofia ornatissimi, gravi e sentenziosi; ma quel primo alquanto ruvido e severo, n?d'alcuno lume d'eloquenzia acceso; l'altro tanto di lui pi?lucido, pi?suave e pi?ornato, che non dubita il nostro onorato Dante, padre appellarlo suo ?degli altri suoi

 

miglior, che mai
rime d'amore usar dolci e leggiadre.


Costui certamente fu il primo, da cui la bella forma del nostro idioma fu dolcemente colorita, quale appena da quel rozzo aretino era stata adombrata. Riluce dietro a costoro il delicato Guido Cavalcanti fiorentino, sottilissimo dialettico e filosofo del suo secolo prestantissimo. Costui per certo, come del corpo fu bello e leggiadro, come di sangue gentilissimo, cos?ne' suoi scritti non so che pi?che gli altri bello, gentile e peregrino rassembra, e nelle invenzioni acutissimo, magnifico, ammirabile, gravissimo nelle sentenzie, copioso e rilevato nell'ordine, composto, saggio e avveduto, le quali tutte sue beate virt?d'un vago, dolce e peregrino stile, come di preziosa veste, sono adorne. Il quale, se in pi?spazioso campo si fusse esercitato, averebbe senza dubbio i primi onori occupati; ma sopra tutte l'altre sue opere ?mirabilissima una canzona, nella quale sottilmente questo grazioso poeta d'amore ogni qualit? virt?e accidente descrisse, onde nella sua et?di tanto pregio fu giudicata, che da tre suoi contemporanei, prestantissimi filosofi, tra li quali era il romano Egidio, fu dottissimamente commentata. N?si deve il lucchese Bonagiunta e il nostro da Lentino con silenzio trapassare : l'uno e l'altro grave e sentenzioso, ma in modo di ogni fiore di leggiadria spogliati, che contenti doverebbono stare se fra questa bella masnada di si onorevoli uomini li riceviamo. E costoro e Piero delle Vigne nella et?di Guittone furono celebrati, il quale ancora esso, non santa gravit?e dottrina, alcune, avvenga che piccole, opere compose...
Assai bene alla sua nominanza risponde Cino da Pistoia, tutto delicato e veramente amoroso, il quale primo, al mio parere, cominci?l'antico rozzore in tutto a schifare, dal quale n?il divino Dante, per altro mirabilissimo, s'?potuto da ogni parte schermire. Segue costoro di poi pi?lunga gregge di novelli scrittori, i quali tutti di lungo intervallo si sono da quella bella coppia allontanati.
 

 

Instructions to Authors
La lirica del Trecento nasce accompagnata dall'arte non rozza, immediata, n?primitiva (almeno in quel senso che pi?generalmente s'attribuisce a codesto epiteto, bens?consapevole de' propri mezzi, non aliena da ricerche retoriche e linguistiche, poggiate su di una vasta e sottile cultura, dotata, a suo modo e secondo l'estetica dei tempi, di discernimento critico. La corrente che, all'inizio del secolo, segna gli orientamenti e i limiti del gusto letterario, ?quella del ?dolce stil novo ?e il suo influsso, pur mescolato, intorbidato, diviso, durer? oltre il Petrarca, fin nella prima met?del secolo seguente. Influsso esteriore : visibile in determinati e sempre pi?convenzionali atteggiamenti del contenuto e della forma; influsso intimo e assai pi?profondo  nella coscienza artistica che opera in molti poeti, e anche nel Petrarca, guidandoli nella ricerca d'una espressione raffinata e nobile de' propri sentimenti, d'una lingua sempre meno volgare, lavorata con delicatezza, scelta ne' vocaboli secondo l'ideale d'un gusto aristocratico e prezioso. Di questa vasta risonanza letteraria del dolce stile giova non dimenticarsi, se si vogliono intender davvero, nella loro formazione e ne' loro limiti, le opere poetiche nate in un determinato clima di raffinata cultura...

Il dolce stile, prima di diventare una tendenza assai diffusa del gusto, fu il convegno ideale - qualcosa di meno che un'accademia con i suoi regolamenti, qualcosa di pi?che un libero rapporto d'amicizia - fra pochi giovani poeti: ambiente di cultura chiusa ed eletta, che nel mondo letterario, sul finir del Dugento, ha un suo posto ben distinto, e al quale in particolar modo si contrappone coscientemente, come vedremo, nello stile e ne' concetti, la cos?detta lirica realistica e borghese.
Il che non vuol dire che lo ?stil novo ?si stacchi in maniera assoluta dalla letteratura anteriore e contemporanea e sia proprio, come pur ?stato detto autorevolmente, una ?rivoluzione ? mentre ?certo che, nonostante la novit?de' sentimenti e la nobilt?dell'espressione (onde i suoi poeti si innalzano sull'arte troppo pi?rozza ed inefficace degli altri rimatori), esso si riattacca con stretti e robusti vincoli non pur alla letteratura del Dugento, ma a tutta la cultura filosofica e religiosa del medioevo; e non d'Italia soltanto. Centro del mondo poetico degli stilnovisti, oggetto di discorsi e di discussioni, quando non di confessioni liriche, ? come ci avverte ancor Dante, l'Amore. E questo Amore ? senz'alcun dubbio, un amore umano : non, come altri ha pensato, un simbolo soltanto, un'idealit? un'astrazione filosofica. Senonch? per intender appieno la ricchezza e la complessit?dei fatti psicologici che al concetto d'amore si ricollegano nella poesia degli stilnovisti, giova ricostruire, sia pure in sommario, nella sua formazione storica, la varia e raffinata cultura che quella poesia appunto presuppone...
Invero il ?dolce stil novo ?non appartiene, nella sua essenza e direttamente, alla storia della filosofia medievale (se pur da quella riprenda talora schemi, classificazioni e persino talune forme linguistiche). E neppure appartiene alla storia della poesia propriamente intesa, come altri studiosi han voluto, per i quali la novit?di esso consisterebbe ?nello stile, inteso nella sua pi?nobile e - diciamo pure - moderna accezione, non come scelta e ordine di parole, di frasi, di costrutti, secondo le inani regole rettoriche dell'ornato, dell'eleganza, del ritmo, sibbene come espressione fedele e diretta degli stati dell'anima, lucidamente intuiti dalla fantasia ?: espressione sincera cio?di un contenuto profondamente sentito. Il che ?qualit?generica, comune ad ogni vera poesia, e quindi anche a quella degli stilnovisti in quanto ?tale: non giova tuttavia a spiegare il raccogliersi di alcuni poeti in un gruppo determinato. Senza dire che una tal dottrina trascende di troppo i limiti dell'estetica medievale.

Come tutte le cos?dette scuole poetiche, in se stesso e intrinsecamente, lo stil novo ?appartiene alla storia della cultura o, se si vuole pi?sottile specificazione, della cultura artistica : di quella cio?che costituisce la base, per dir cos? naturale, su cui le opere d'arte singole si formano e crescono. E pi?precisamente ancora potremo definire lo ?stil novo ?come il fissarsi di un determinato atteggiamento del gusto : il raccogliersi di alcune menti interessate ai problemi della poesia, con passione di creatori e coscienza di critici, intorno ad uno speciale contenuto poetico e a certe regole formali e retoriche, a una singolar maniera cio?di interpretare e di rappresentare le cose. Quanto alla novit?cos?solennemente attestata da Dante dovr?essere ricercata, sulla linea della tradizione letteraria (cui il dolce stile si ricollega), in un approfondimento e raffinamento dell'indagine psicologica. Approfondimento di concetti: ovvero creazione di schemi pi?numerosi, pi?agili e duttili, che si giova di una pi?vasta e attenta cultura quale ?quella che si va diffondendo ogni giorno di pi?tra i laici.
E raffinamento di forme: rinnovamento cio?di una lingua pi?schiva e delicata, pi?limpida e pi?sensibile, atta ad esprimere in immagini nuove le pieghe pi?recondite e meno afferrabili della coscienza. L'accento del poeta-critico .batte con maggiore intensit?ora sul progresso del contenuto, ora su quello dello stile. Del contenuto: come nel luogo pi?volte citato del Purgatorio, dove la conoscenza pi?raffinata dei problemi d'amore, posseduta da' nuovi poeti, ?contrapposta a quella troppo pi?grossolana ed estrinseca della vecchia maniera. Dello stile: come ne' passi ricordati del De vulgari eloquentia, dove ?proclamata la ricchezza, l'eleganza, la pieghevole adesione a una materia difficile e delicatissima, della lingua nuova. Ma e l'una e l'altra affermazione s'accordano nella consapevolezza d'una cultura privilegiata, piena di fede nella sua verit?e nella sua efficacia. Determinare con precisione la materia di cotesta coltura non ?possibile (allo stesso modo che ?impossibile ricostruire il sistema filosofico dello ?stil novo ?. Si pu?indagarne gli sparsi antecedenti; si pu?anche additare alcuni concetti essenziali e di uso pi?frequente ne' canzonieri di questi poeti: gi?abbiamo accennato alla relazione da essi istituita fra gentilezza (o nobilt? e virt? fra amore e gentilezza, e all'idea d'amore come moto dell'anima verso la sua perfezione morale, tendenza al Sommo Bene, del quale la bellezza terrena ?ombra e vestigio; altri schemi avremo occasione d'indicare pi?innanzi, esaminando da vicino 1'opera de' poeti singoli, e pi?specialmente vedremo, per opera del Cavalcanti e de' suoi imitatori, farsi strada una pi?minuta attenzione alle distinte facolt?od attivit?dell'organismo, le quali prendon figura e diventar personaggi di un dramma ideale ed astratto, se pur sostanziato d'umanit? Altri elementi d'affinit?riscontreremo nella lingua: nell'uso di certe parole («virtù», ?valore ? ?piet?? ?mercede ? ?gentilezza ??umilt?? ?ira ? ?superbia ?, le quali acquistano un significato nuovo e singolare, quasi direi scientifico; in certe disposizioni del sentimento, che ritornano dall'uno all'altro di questi poeti, sia pure con minore o maggior vigore; in certi schemi metrici e retorici; perfino in certe immagini e movimenti lirici, che, nell'uso frequente, diventar convenzionali. Ma, pur tenendo debito conto di questi fattori sparsi che insieme collaborano a ricostruire in noi la rappresentazione di quel determinato atteggiamento del gusto, che fu il ?dolce stilnovo ? occorre non dimenticare che l'elenco di essi, lungi dall'esaurire la novit?e la peculiarit?vere della lingua e dello spirito stilnovistico, pu?offrircene soltanto le caratteristiche pi?esteriori e immediate. La novit?della lingua ?piuttosto in una voluta ricerca di levit?fantastica e di rarefazione spirituale, per cui ogni immagine ed ogni parola ci trasportano in un mondo ideale e raffinato, dove i sentimenti si sviluppano nella purezza incontrastata della loro linea e nulla di corporeo viene mai a toccarli e a sminuirli. E lo spirito peculiare dello ?stil novo ??nella persuasione di possedere meglio e pi?intimamente la realt?della vita amorosa, e in genere psicologica, e di saperne dare una rappresentazione pi?adeguata in altre parole, nella coscienza, che ?fede, di una cultura accresciuta e rinnovata rispetto agli uomini dell'et?precedente. Vi ?in tutto ci?alcunch?di giovanile, e comunque di ingenuo: una superbia, come spesso accade, non scevra di pedanteria. Ma vi ?anche una forza vera: il culto del sentimento, che, nella sua purezza spirituale, eleva l'uomo al di sopra della mentalit?volgare, non ?solo ostentato come un privilegio ma vissuto dagli stilnovisti con sincerit? e nella rappresentazione della vita psicologica la loro arte ?veramente, se pur pi?povera di colore e di concretezza, pi?intima anche e pi?sottile. Comunque ?necessario che si adoperi a intender gli aspetti di questo ambiente schivo ed aristocratico - il senso d'un'aristocrazia, che non ?pi?di nascita, bens?di sentimenti, di scienza, d'intelligenza artistica, di cultura insomma - chi vuol capir davvero le parvenze d'una poesia nata e divulgata in un cenacolo chiuso, che ha le sue fragili delicatezze e i suoi limiti prestabiliti.


Editorial Board

Come poeta e uomo di cultura, Guido si innesta nella tradizione vivissima di studi che c'era a Bologna, citt?allora di architetti, di alluminatori, di giuristi e glossatori, e dettatori. Basta ricordare i nomi di Franco Bolognese, e di Taddeo e di Qstiense, illustri giuristi e medici; e poi c'erano stati gli architetti che costruirono (sul finire del z zoo) le torri degli Asinelli e dei Garisendi. Altri valenti maestri di filosofia vi richiamavano numerosa scolaresca, se Pier della Vigna, nella lettera con la quale inviava le opere di Aristotile in omaggio alle varie universit? chiamava quei maestri di Bologna ?i pi?illustri maestri di filosofia ? Dettatori celebri poi a Bologna furono Boncompagno di Firenze e Guido Faba.
Guido avrebbe avuto dunque le prime suggestioni a poetare dalle tradizioni di gusto della sua stessa citt? dove la poesia provenzale e provenzaleggiante non era ignota. Le sue pi?antiche rime difatti riecheggiano i soliti luoghi comuni della poesia trobadorica : la donna ?ricca ?di tutta piacenza ? e ?di pregio valente ? e trova invece ?orgoglianza e disdegno ? l'innamorato soffre e mostra ?in parire Che sia gioia il tormento Contra sua opinione ? Pure, se non ci lasciamo ingannare da quei motivi un po' triti, troviamo gi?qualche novit?di immagini : per esempio nella canzone Donna, l'amor mi sforza, il poeta ricorre al paragone della cave, per poter dare un'idea del suo stato di amante turbato dalla
tempesta della passione

 

Nave, ch'esce di porto - Con vento dolce e piano,
Fra mar giunge in altura; - Po' vèn lo tempo torto,
Tempesta e grande affano - Li adduce la ventura:
Allor si sforza molto - Como possa scampare

Che non perisca in mare: - Cos?l'amor m'ha colto,
E di bon loco tolto - emesso al tempestare.


Quando diciamo novit?di immagini, intendiamo parlare della novit?che c'?nella sua sintassi poetica, perch?del resto l'immagine della nave ?anch'essa tradizionale, frequentissima nei provenzali e nei siciliani. Quello che d'originale c'?nel Guinizelli ?la distinzione dell'immagine tramandata dalla tradizione, col contrapposto fra la tempesta e il sereno all'inizio del viaggio.
C'?nettezza di contorno in tutta la similitudine, e nei versi che seguono lo scrittore esprime pi?direttamente la propria tempesta, e riesce a dare la suggestione della sua stanchezza dolente d'innamorato.
Vi sono altre similitudini nella stessa canzone: ho sentito dire - aggiunge il poeta - che per incontro di venti, nasce per l'aria un fuoco, il quale, se non si estingue nel discendere in luoghi nebbiosi, abbrucia sul momento ci?che si trovi davanti:

 

Cos?le nostre voglie - A contraro s'accoglie,

Unde mi nasce un foto - Lo qual s'estingue un poco
In lagrime di doglie.


Per quanto si rimanga nell'ambito del gusto della poesia trobadorica, per le similitudini e le varie acutezze, pure ?degna di rilievo la puntualit?scientifica con cui Guido vuole esprimere l'alleggerimento di pena di amore attraverso le lacrime e i sospiri. Questa attitudine scientifica nella precisione dei riscontri e nelle spiegazioni esatte, pi?che nelle espressioni vagamente poetiche, ?una delle sue caratteristiche fondamentali, e le vedremo ritornare nella pi?celebre delle sue canzoni, Al cor gentil ripara sempre Amore.

Tale attitudine scientifica pu?sforzare il poeta verso l'ingegnosit? ma pu?fare anche sprizzare, dalla fredda selce della scienza, qualche immagine energica e nuova. - Io mi son messo proprio a dipingere l'aria - conclude il poeta - me misero, che le fui dato in balia; l'amore m'ha ridotto a tal punto che io sono il pi?infelice di tutti. Signor mio Ges?Cristo sono io dunque nato unicamente per stare innamorato? Ma poich?Madonna se n'?accorta, ?meglio che io muoia in tale condizione, cos?essa ne avr?forse quadre rimorso. -

A proposito di tale attitudine logica e scientifica di Guido, va ricordata anche l'altra canzone, In quanto la natura, dove il poeta si propone una questione filosofica vera e propria. Egli si domanda: poich?la natura e il fino insegnamento procedono dall'infinita sapienza, io mi domando se non erra colui che dice che tutto viene da natura, poich??nessuna scienza - Senza ammaestratura - Non saglie in grande altura - Per proprio sentimento ? Bisogna congiungere insieme la scienza, la cultura, la disciplina e la naturale disposizione dell'ingegno, ch?l'ingegno e la cultura e il nutrimento della scienza sono una sola cosa. E qui con immagine felice, aggiunge che di questa unit?tra ingegno e cultura noi possiamo trarre esempio dall'albero, al quale si attribuisce pi?di una denominazione, rami e tronco, e foglie; ma esso non cessa per questo di essere una cosa sola.
Non si potrebbe negare adunque che questo atteggiamento raziocinante di Guido ci richiami alla scolastica allora trionfante; naturalmente noi neghiamo il travaso materiale della dottrina dei libri di Tommaso di Aquino e dei tomisti nei libri dei poeti, ma dobbiamo riconoscere che quel filosofare tomistico ?pur venuto creando un gusto nuovo delle distinzioni analitiche e ha temprato nelle menti le attitudini speculative. Del resto oltre che Tommaso d'Aquino c'?anche Bonaventura da Bagnorea, e perduravano le correnti raziocinanti dell'averroismo. Ma qui sta il pregio del Guinizelli; egli passa fra le varie filosofie del tempo e di nessuna di esse s'impregna, come il sale che filtra nell'acqua senza dividerla e senza tramutarla in sale.

La poesia che deve aver fatto impressione ai contemporanei, ?la canzone Al cor gentil ripara sempre amore, se a quella si richiama l'Alighieri, e se a quella ?probabile che si riferisca lo stesso Bonagiunta. Con essa in ogni modo si fa iniziare lo stilnovo, che poi diventa il dolce stile. ?una canzone che ha una tesi da dimostrare: la legittimit?e onest?dell'amore. In essa ?innegabile l'influenza della filosofia tomistica non come contenuto ideologico ma come forma mentis, come attitudine raziocinante; quando Guido aveva trenta o trentacinque anni, Tommaso d'Aquino era a Bologna, e tra il 1265 e il 1269 pubblicava il suo capolavoro filosofico. Come i cieli sono retti da intelligenze celesti, che riflettono nei pianeti il lume e il velie di Dio, cos?al movimento dell'animo dell'uomo presidia
un'Intelligenza, che ?ministra e via a Dio : questa Intelligenza ?la Donna. E tentativo di giustificare l'amore con ragioni morali e religiose non ?nuovo, ma ?nuovissima in Guido la maniera con cui egli innesta il problema nel sistema generale della filosofia. I tentativi degli altri poeti erano tentativi immaginosi e metaforici, ma non avevano il rigore speculativo che ora appare necessario. Questo eguagliare la donna alle intelligenze che muovono il cielo e le altre stelle ?la novit?per dir cos?tomisticheggiante del nuovo poeta. I poeti provenzali, anche della pi?tarda scuola, erano rimasti al di qua delle basi filosofiche escogitate da Guido: Guglielmo Montanhagol aveva detto: a Amore non ?peccato, anzi ?virt? che rende buoni i malvagi e migliori i buoni, e insegna a far sempre il bene: e d'amore nasce castit? poich?chi mette in lui i suoi pensieri non pu?cedere all'impero del male ? Allo stesso Montanhagol la donna non pareva cosa terrena. Un altro poeta avvertiva nella donna il respiro dello Spirito Santo; un terzo vedeva gli angeli accoglierla con gioia e canti; un altro ancora pensava che senza di lei il paradiso non sarebbe stato perfetta bellezza.

Un'eco di queste giustificazioni immaginose noi la troviamo anche nei guittoniani : quando il severo e arcigno maestro di Arezzo, in occasione della sua conversione religiosa sband?l'amore come peccato, uno scolaro, Chiaro Davanzati, si prov?a reagire alle tendenze troppo severe del maestro. Egli si appellava perfino al Nuovo Testamento per confermare l'origine divina dell'Amore: ?A le vere Scritture omo dee ricorrere per avere le diffinite sentenze e le cose ? e secondo la Scrittura, ?verace amore ?Deo ?
E poi in un'altra canzone, sempre appellandosi ai testi sacri, dice:

 

Dice lo Vangelisto - che Dio fue primamente,
ch'ello cri?quanto sie - con gran disidero dell'amore.
Dunque l'Amore ?Cristo - e da Lui ?vegnante,
da che l'Amor non lie - a Lui dato per altro Criatore.


Amore ?dunque Dio, e viene da Dio, mala giustificazione di Chiaro Davanzati resta assai generica, e in ogni modo egli si appella scolasticamente ai testi sacri, ma senza che pensi di elaborarli e svilupparli. Guido, cresciuto nell'atmosfera filosofica di Bologna, porta il problema su un altro piano, mette d'accordo il problema dell'amore col sistema generale dei vari problemi ordinati dalla scolastica. Tommaso d'Aquino scriveva il re dei cieli e Signore questa legge ab aeterno istitu? che i doni della sua provvidenza pervenissero alle creature inferiori, sino alle infime per quelle di mezzo. La quale legge si trova, non solo nelle cose spirituali, ma anche nelle corporee, onde osserva Agostino come i corpi pi?grossi e meno potenti sono secondo un certo ordine retti dai pi?sottili, agili e potenti, cos?tutti i corpi sono retti dallo spirito di vita razionale ?
Per Guido la donna ?una di queste creature di mezzo, che diffondono i doni della provvidenza nell'uomo, creatura inferiore: cos?prospettata, il simbolo della donna angelicata ?un'assoluta novit? ch?la donna si colloca fra le Intelligenze che fanno da intermediarie fra Dio e il creato.
Motivo comune anche a Dante, specie nel Paradiso, dove parla delle varie Intelligenze che presiedono ai singoli cieli. Noi possiamo trovare qualche immagine che ci richiama alla donna angelicata, e nei poemi provenzali, e nei provenzaleggianti d'Italia; ma si tratta d'immagini vaganti e fugaci. Per Guinizelli c'?un punto fermo che ?ormai strettamente scientifico. E possiamo aggiungere che l'equazione Donna-Intelligenza angelica ?per Guinizelli una verit? se cos?si pu?dire, soltanto ottativa : ?cos?dar dovria al vero ? e diviene verit?ontologica solo in Dante.




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